Toscana, Europa, 10 giugno 2018
Il titolo del precedente post sulla subsidenza geotermica conteneva una domanda lasciata in sospeso: “Subsidenza da sfruttamento geotermico. Perchè nessuno ne parla?”. Oggi proponiamo una risposta che formula una nuova domanda: “forse perchè Enel non vuole?”.
Negli ultimi decenni l’Agenzia Spaziale Europea, che è finanziata anche dall’Italia, ha speso miliardi di euro nel campo delle più moderne tecnologie per poter disporre di strumenti che fossero in grado di compiere misurazioni precisissime sui parametri che riguardano l’atmosfera, i mari, la superficie terrestre e l’ambiente in generale. Un progetto di successo che ha avuto corso dal 2002 al 2012 è stato il lancio in orbita da parte dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) del satellite Envisat (Environmental Satellite, cioè satellite ambientale). Al pari dei satelliti ERS, che l’hanno preceduto, Envisat aveva a bordo alcuni sofisticati strumenti tra cui un ASAR (Advanced Synthetic Aperture Radar), un radar capace di rilevare variazioni di quota delle superfici con precisione millimetrica. La tecnica di misurazione originale denominata Interferometria Differenziale SAR (DInSAR) è stata nel tempo ancor più perfezionata con l’introduzione di nuove tecniche aggiuntive tra cui la cosiddetta Persistent Scatterer Interferometry (PSI). Negli anni successivi al lancio di Envisat sono fiorite in tutta Europa numerose ricerche scientifiche basate sui dati inviati dal satellite. Le mappature della subsidenza delle varie regioni europee sono diventate oggi ancora più precise e facili da elaborare per tutte le comunità che ne abbiano necessità.
Se cerchiamo in rete pubblicazioni scientifiche sulla subsidenza nelle aree geotermiche toscane abbiamo però una sorpresa: su tale argomento gli italiani hanno condotto pochissimi studi, quasi tutti sono scritti in lingua inglese e parlano in modo generico delle tecniche di misurazione senza però riportare i risultati delle misure effettuate sulle aree colpite dal problema. Sappiamo bene che generalmente nel mondo viene utilizzata la lingua inglese per diffondere informazioni di tipo scientifico, tuttavia appare strano che per quanto riguarda il fenomeno della subsidenza da sfruttamento geotermico non si trovino documenti scritti in italiano che possano essere letti dagli italiani direttamente interessati. Per dare un aiutino a chi non conosce la lingua inglese abbiamo preso a campione un lavoro di quattro ricercatori dell’Università di Firenze e ne abbiamo estratto un frammento cartografico sviluppando alcune osservazioni.
E’ uno studio pubblicato nel 2014 dal titolo: A Procedure to Map Subsidence at the Regional Scale Using the Persistent Scatterer Interferometry (PSI) Technique
In questo studio vengono descritti i metodi con cui si può arrivare a calcolare la subsidenza con estrema accuratezza, in particolare viene descritto come si possa misurare lo sprofondamento lungo l’asse verticale distinguendolo dagli spostamenti che avvengono lungo gli assi laterali. A pag. 10517 dello studio si trova una pittoresca mappa multicolor, piena di pallini colorati, che anche il cartografo più bravo farebbe fatica a collocare con precisione viste le coordinate segnate in modo approssimativo. La legenda che accompagna la mappa spiega che i pallini sono:
- rossi se lo sprofondamento è massimo (da -5,16 a -3 mm/anno),
- gialli se lo sprofondamento è medio (da -2,99 a -1,50 mm/anno),
- verdi se lo spostamento sulla verticale è prossimo allo zero (da -1,49 a +1,5 mm/anno)
- celesti o blu se è stato rilevato uno spostamento del suolo verso l’alto, questo può verificarsi quando in un’area vengono reiniettati grossi quantitativi di fluidi.
La mappa multicolor riesce sicuramente a trasmettere l’idea che i satelliti spaziali valgono la spesa ma ci segnala che in qualche area del sud della Toscana la subsidenza si manifesta in modo preoccupante. Lo studio si limita a differenziare alcune piccole aree della mappa per grado di subsidenza evitando con cura di entrare nel merito del perché tale fenomeno sia più accentuato in alcuni precisi punti. Per poter capire quale potesse essere il motivo di sprofondamenti particolarmente rilevanti segnalati con pallini rossi, abbiamo sovrapposto l’immagine della mappa alla foto aerea dell’area oggetto di studio. Tutto è stato chiaro: si tratta della zona di Piancastagnaio, comune che ospita diverse centrali geotermiche. Avendo a disposizione le foto aeree ad alta risoluzione abbiamo infine potuto scoprire che sotto a diversi pallini rossi si nascondevano pozzi e centrali. L’animazione che segue ne mostra un esempio.
(mappa su file kmz da scaricare e aprire con Google Earth)
Molti territori della Toscana hanno la caratteristica di essere franosi. Il territorio di Piancastagnaio è uno di essi e lo sfruttamento geotermico non può che peggiorarne la situazione già critica.
Se i ricercatori dell’Università di Firenze, finanziata con soldi pubblici, non parlano dei danni causati dalla geotermia per qualche sconosciuto motivo, lo facciamo noi.
Parliamo ora di altri soldi italiani spesi male. Sapete come si mantiene l’Agenzia Spaziale Europea? Le attività dell’Esa sono finanziate con il contributo economico di tutti gli stati membri, contributo calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun Paese. L’Italia versa 512 milioni di euro l’anno, un contributo che corrisponde al 13,7% dell’intero budget ESA (dati 2017).
Mentre l’Italia spende 512 milioni di euro l’anno per partecipare ai programmi spaziali europei, i dati degli studi effettuati non vengono divulgati e i cittadini toscani non vengono nemmeno informati di quanto i loro territori stiano sprofondando per colpa della geotermia.
By Difensori della Toscana