Archivio mensile:novembre 2015

Arpat ed Enel, geotermia e ammoniaca. Sostenibilità, polveri sottili, malattie e morte

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Occorre riflettere sull’affidabilità di alcune istituzioni pubbliche demandate alla tutela dell’ambiente come l’Arpat. I vertici di questa Agenzia sono di nomina politica, quindi con un’autonomia d’azione condizionata dalle scelte di politica economica che il partito di maggioranza ha imposto con i suoi programmi di governo del territorio. È evidente che ciò che importa per i dirigenti di queste agenzie non è tanto la competenza specifica, quanto quella di essere fedeli sostenitori delle scelte politiche di chi ha vinto le elezioni in Regione, cosa che si ripete purtroppo in altri settori come quello della Sanità, ma questa è un’altra storia.
Parliamo allora di ammoniaca il cui simbolo è NH3. Questa sostanza chimica pericolosa per l’ambiente, corrosiva e tossica, è presente in quantità variabili nell’atmosfera terrestre come prodotto di attività biologiche varie (fermentazioni, denitrificazione, ecc.) ed è anche il risultato di alcune attività agricole (es. uso di fertilizzanti, allevamento intensivo di animali, ecc.). Per quanto riguarda l’industria le maggiori emissioni di NH3 sono dovute alle attività delle centrali a combustibili fossili, specialmente quelle a carbone. Anche nel sottosuolo profondo si trova l’ammoniaca, ma invece di essere lasciata al suo posto viene intercettata dai pozzi geotermici che la portano in superficie mescolata al vapore e ad altri gas.
Le centrali geotermiche liberano nell’aria quotidianamente tonnellate di ammoniaca la quale nel giro di poche ore si combina chimicamente con altre sostanze presenti nell’atmosfera generando polveri sottili PM2.5 e PM10. Le polveri sottili portano malattie e morte, eppure Enel Green Power nei suoi bollettini quando illustra i suoi impianti geotermici incredibilmente parla di energia pulita, sostenibilità e innovazione.
Uno studio europeo quantifica le spese sociali e sanitarie in 20,5 € per ogni kg di ammoniaca emesso in atmosfera. Uno studio americano quantifica i danni in 100 $ per ogni kg di NH3.
Immaginando un’emissione di 10 tonnellate al giorno risulterebbero 200000 € al giorno, 73 milioni di € in un anno … e per produrre energia elettrica in questo modo ci fanno pagare pure gli incentivi e premiano queste centrali geotermiche con certificati verdi che servono a mantenere in funzione le centrali a carbone dislocate altrove. Se un giorno i cittadini cominciassero a chiedere i danni ai responsabili di tale sostenibilità, cosa succederebbe?

Estratto di una lettera Arpat (risposta a denuncia presentata da alcuni cittadini dell’Amiata):
In conclusione si ribadisce che le emissioni di NH3 (ma anche di H2S) portano alla formazione di particolato fine di origine secondaria attraverso complesse reazioni chimiche in atmosfera che avvengono in tempi relativamente lunghi, in funzione anche della concentrazione in aria di nitrati e solfati, tempi tali da non influire, se non in maniera minima, sulla qualità dell’aria nelle zone prospicienti le centrali geotermiche. L’effetto delle emissioni di NH3 derivanti dalle CGTE di Bagnore 3 e 4 sulla formazione di particolato secondario, non interessa quindi, se non in piccola parte, l’area circostante la centrale e la popolazione che vi risiede. Una volta completate le verifiche e validazioni sui dati raccolti da ENEL, anche tramite dati di concentrazione di NH3 raccolti direttamente da ARPAT, sarà possibile essere più precisi.
Tradotto: confermiamo che le tonnellate di ammoniaca emesse dalle centrali portano alla formazione di particolato (PM2.5), ma siccome le reazioni chimiche durano delle ore, le polveri sottili se le beccano più che altro gli ignari cittadini (anche i bambini) che abitano sottovento alle centrali a decine di km di distanza!
Immaginiamo che il dictat sia “diffondere solo notizie positive” e quindi cosa aspettarsi di leggere se non qualcosa tipo … tranquilli, chi abita vicino alle centrali è fortunato! (per chi abita poco più lontano, dove piove PM2.5, non si può dire lo stesso e Arpat rimane nel vago. I controlli in tal senso vengono poi fatti? Il PM2.5 da qualche parte dovrà pur cadere. Dove si deposita? Non è dato saperlo. Le parole chiave della lettera sono forse queste: Una volta completate le verifiche e validazioni sui dati raccolti da ENEL, anche tramite dati di concentrazione di NH3 raccolti direttamente da ARPAT, sarà possibile essere più precisi. …) dal punto di vista degli industriali è sicuramente una risposta capolavoro. I controlli vanno al rallentatore, i dati li fornisce il controllato, le centrali lavorano, il tempo passa e i cittadini che si ammalano e muoiono per il PM2.5 si arrangino.

I vertici politici regionali hanno la responsabilità di quanto sta accadendo. Lo sviluppo economico di un singolo settore come la geotermia elettrica non può essere ottenuto a scapito della salute dei cittadini. I costi sociali e sanitari dovuti a queste emissioni si sono dimostrati troppo alti. Non è più possibile sopportare questo tipo di attività industriale speculativa addirittura incentivandola, non è più possibile parlare di sostenibilità quando la realtà è tutt’altra.
La costosa agenzia regionale ARPAT, che “Provvede alle ispezioni sul territorio toscano per controllare il rispetto delle attuali norme in materia di tutela ambientale e verificare che le prescrizioni contenute negli atti autorizzativi rilasciati dalle amministrazioni competenti siano rispettate ed effettua i controlli tecnici che serviranno alle autorità competenti per adottare i provvedimenti necessari alla tutela dell’ambiente
ha il dovere di effettuare i controlli e le autorità competenti hanno il dovere di adottare i provvedimenti necessari, anche i più drastici se le norme attuali sono insufficienti a difendere la salute dei cittadini.
L’impressione che si ha leggendo questo tipo di documenti è che il lavoro cui si dedica questa agenzia sia altro. Visto come stanno le cose, questa situazione andrebbe verificata da un punto di vista giuridico. Certamente dal punto di vista etico il comportamento di Arpat lascia sconcertati trattandosi di una istituzione pubblica preposta al controllo di fattori ambientali che riguardano la salute dell’uomo.

Fonti:
Qualenergia, studio Basosi-Bravi  ,  Greenpeace Health and economic implications of alternative emission limits for coal-fired power plants in the EU Arpat – comunicati stampa